Per parlare del film del Maestro occorre fare una puntualizzazione. È il nostro sguardo di cittadini che seleziona e separa. È il nostro sguardo di cittadini che decreta una preventiva ghettizzazione dello sguardo, esclude dal quotidiano quello che non si vorrebbe vedere. E che Maselli ci propone in tutta la sua evidenza, disperata e vistosa. Nello sguardo denso di attenzione e partecipazione emotiva con cui dirige la macchina da presa fruga nella realtà quotidiana dei senza tetto né legge, se non quella della povertà cui ci si rassegna giorno dopo giorno.
Civico 0 è il ritorno di Citto Maselli all'essenziale, in un percorso di vita che non ha mai abbandonato, attento ai dettagli del sociale, alle vite vissute ai margini. E proprio al partire dal titolo, un numero civico senza fissa dimora, racconta le storie di tre "personaggi" reali, frutto di centinaia di testimonianze raccolte per Roma, che ospita più di diecimila senza casa.
Il film del maestro Francesco Maselli è un docu-fiction, la sua originalità sta nella scelta di esplicitare il raccordo fra realtà e finzione attraverso la "messa in scena" in cui il vero protagonista della storia "passa il testimone" agli attori. Mai come in questo film vengono passati in rassegna tutti i principali monumenti romani; e tutti appaiono nelle stesse inquadrature in cui c'è un barbone, un accattone, un mendicante, un diseredato. È una realtà che ci scorre sotto gli occhi tutti i giorni, in piena luce: come è in piena vista per i passanti che entrano ed escono, appaiono e scompaiono, all'interno delle inquadrature frammentarie di questo alla ricerca di una realtà che stia sotto la realtà.
Una ricerca visiva da cui emerge, in modo diretto, quanto queste realtà di emarginazione, apparentemente nascoste e segrete, stiano sotto gli occhi di tutti.
Tre storie di ordinaria emarginazione, nella Roma del XXI secolo: Stella, giovane etiope che ha attraversato a piedi il deserto per giungere in Italia, nella speranza di un lavoro; dopo aver ritrovato Joseph, un suo vecchio compagno africano, i due si sposano e vivono di stenti spostandosi di città in città per cogliere l'attimo di un faticoso impiego stagionale. Nina, arrivata in Italia senza sapere una parola della nuova lingua, è costretta a vivere in terribile solitudine, senza mai uscire di casa a causa del mancato permesso di soggiorno, segregata insieme a due anziane signore e poi c'è Giuliano un uomo di mezza età," romano de Roma" inerme alla vita, il cui personale orizzonte è delimitato da due sole cose: la madre anziana a cui era legato in maniera indissolubile e il suo banco del mercato a Campo de' Fiori. Muore la madre, e lo smarrimento lo assale, lui si disperde in una Roma che non riconosce più, a bordo di un tram che lo traghetta attraverso la Città Eterna del XXI secolo come attraverso un universo a lui totalmente estraneo. Diventa un barbone. Il più sradicato da Roma, per tutta la vita si è alzato alle tre del mattino per mandare avanti il suo banco della frutta.
A separare una vicenda dall'altra, emozionanti "sipari" di raccordo in cui la macchina da presa assorbe in presa diretta la realtà, documentandoci su episodi, frammenti, scorci, di umana disperazione e quotidiana separazione fra due mondi che si sfiorano senza mai vedersi: quello della vita della metropoli che va avanti frenetica, e quello dei poveri, gli emarginati, i vagabondi, gli accattoni, i mendicanti, i disperati.
Eleonora De Martino